L'importanza del bicchiere nell'assaggio del vino

"Il vino è un compagno problematico" diceva Luigi Veronelli.

E l'assaggio del vino un'arte e non una scienza, aggiungo io (perdonate l'immodestia), sebbene non sia priva di elementi scientifici.

E' un'arte perchè il corpo umano è una macchina tanto complessa quanto imperfetta. Perchè siamo tutti diversi. Perchè buona parte dell'assaggio di un vino si fonda su reazioni fisiologiche e meccanismi psicologici simili in tutti, uguali in nessuno.

E perchè anche gli strumenti dell'assaggio non sono neutrali.

Parliamo dei bicchieri, ovviamente: l'ultima uscita della famosa azienda Riedel, questa del set "Key to wine" ripropone l'eterno dilemma del bicchiere giusto per ciascun tipo di vino - ammesso e non concesso che esista.

Chi, come la sottoscritta, ha avuto la fortuna qualche anno fa di partecipare insieme a pochi altri colleghi ad una sessione di training all'uso di bicchieri diversi tra loro per forma e concezione, da allora pone ad essi la massima attenzione, ed è pronto a concedere il beneficio del dubbio anche al più scadente dei vini: sarà mica colpa del bicchiere, che è sbagliato, anzichè del vino? Un interrogativo che, a quanto pare, continua ad assillare solo pochi di noi, se è vero che persino in qualche concorso enologico ministeriale non ci si preoccupa se i bicchieri usati sono assolutamente inadatti (avete mai provato a valutare il perlage di un vino spumante in un bicchiere che trasformerebbe all'istante in vino fermo anche una birra?)

Ma torniamo a questo nuovo set di bicchieri, che sembrerebbe risolvere il problema del bicchiere più opportuno a seconda del tipo di vino. 

Realizzati in vetro sonoro superiore senza piombo (se fossero in cristallo soffiato a bocca sarebbero forse perfino migliori, ma il costo sarebbe decisamente più alto), sono cinque differenti wine tumbler senza stelo della  linea ‘O’, creata dalla Riedel qualche anno fa, ognuno per un determinato gruppo varietale,  con il nome del vitigno più rappresentativo serigrafato sul bicchiere: Chardonnay; Riesling/Sauvignon Blanc (adatto per bianchi freschi non barricati, floreali e fruttati, come Verdicchio, Vermentino, Pignoletto, Vernaccia di San Gimignano, Ribolla, Friulano, Grechetto, Fiano, Greco, Inzolia, Pinot Bianco, Pinot Grigio ecc... ma anche per rosati e rossi d’annata);  Pinot Noir (Burgundy Red), adatto anche per il Nebbiolo; Cabernet Sauvignon/Merlot (Bordeaux), valido anche per i vini a base di Sangiovese;  Syrah/Shiraz adatto pure per vini rossi corposi del Nuovo mondo e del Sud Europa (Cannonau, Nero d’Avola, Carmenere /Grenache /Malbec/Mourvedr /Tempranillo). 

Quasi un giro del mondo in 5 calici. Ora, a parte la praticità di poter cambiare velocemente il bicchiere se quello che si sta usando per un certo tipo di vino non ci soddisfa, c'è tuttavia un particolare che mi lascia perplessa.

L'assenza dello stelo.

Non è (semplicemente) una questione estetica: in un bicchiere da degustazione di vino, lo stelo serve.

Serve a mantenere (almeno un po') la temperatura più adatta per quel vino, impedendo che il calore della mano riscaldi il bevante troppo velocemente. Conoscendo la meticolosa precisione con cui alla Riedel studiano i loro prodotti, mi sorprende questa scelta di proporre per l'assaggio del vino un tipo di bicchiere che, ad una prima occhiata, sembra più indicato per l'assaggio dei superalcolici. 

Mi rendo conto che 5 bicchieri con lo stelo non sarebbero così pratici come questi, studiati per "un uso quotidiano e un approccio innovativo e originale al servizio del vino", come recita il comunicato stampa dell'amico e collega Fabio Bottonelli.

Però la perplessità rimane. O sono io troppo pignola?