DWCC

Mavrud, Xynomavro e Nerello Mascalese: i rossi della #DWCC15

Ammettiamolo: quando si parla di paesi produttori di vino, difficilmente la Bulgaria  compare tra i– primi dieci che vengono subito alla mente. Eppure, fino a qualche decina d'anni fa, questo paese era un noto fornitore del mercato britannico, a cui dava in grandi quantità Cabernet Sauv, Merlot, Chardonnay e altri vitigni internazionali a prezzi del tutto competitivi persino per i produttori del Nuovo Mondo. Con un consumo interno quasi inesistente, l'unico sbocco per il settore vitivinicolo era l'ingombrante vicino (URSS), al quale rifilava la gran parte dei suoi vini base, e l'UK, per la quale, volendo andar sul sicuro, produceva le tipologie di vino più note.

Oggi, sopravvissuta non senza danni a qualche traversia interna - come le campagne di lotta all'alcolismo di Gorbaciov, che nel 1990 avevano già ridotto il vigneto bulgaro ad un quarto dell'estensione che aveva solo 5 anni prima - ed entrata nell'UE (ma non nell'euro) nel 2007, anche la Bulgaria sembra voler cercare un suo posto al sole nel mercato globale del vino. Se ci riuscirà o no, lo dirà il tempo, e la sua capacità di promuoversi e d'investire sulle sole, autentiche unicità che un paese produttore può vantare: i suoi vitigni autoctoni.

La recente edizione della Digital Wine Communications Conference, tenutasi a Plovdiv, ci ha permesso di farci un'idea, sia pure minima, di questi vini, che ai nostri giorni provengono da aziende private, attrezzate a a dovere, capaci di avvalersi anche di consulenti internazionali. Dagli assaggi fatti qua e la', devo dire però che nessun ricordo particolare si è fissato nella mente: i vini da vitigni internazionali sono esattamente come te li aspetti (a volte anzi un filino più rustici). Più espressivi ovviamente i vini da vitigni autoctoni, come il rosso Mavrud, soprattutto se in blend con il Rubin (un riuscito incrocio tra Nebbiolo e Syrah) : il Mavrud e Rubin della linea top "Monogram" di Villa Yustinaè un ottimo esempio di vino bulgaro ben fatto, con i suoi tannini di seta grezza, e i sentori di spezie dolci, frutti rossi di rovo e cioccolata. Sul fronte delle sperimentazioni con gli internazionali, piuttosto interessante è risultato il "Marselan Late Harvest" di Ivo Varbanov Winery(un vino tannico, ma con una forte impronta di violette e more mature), e il corposo Dragomir Riserva 2011 (Cab sauv e Merlot) dell'omonima azienda

Sempre a proposito di vitigni rossi autoctoni, nella grande Walking Around Tasting in coda alla conference c'era solo l'imbarazzo della scelta, perchè oltre ai padroni di casa erano presenti molte aziende di alcuni paesi confinanti. Il banco della Grecia in particolare ha sfoggiato una gamma di vini bianchi, rossi e dolci che ha attirato la curiosità di molti (merito anche delle spiegazioni dell'effervescenteMaster of Wine Yannis Karakasis): impossibile perciò non citare il tannico Xynomavro, un'uva che richiede un sacco di tempo (e un accorto uso del legno) per dare un vino potente ma elegante. Ciò che però ricordo di più di questo tavolo è  il "Samos Nectar Musct 2011", un Moscato d'Alessandria lavorato dalla Union of Winemaking Cooperatives of Samos: un cesto di albicocche appassite profumate di menta fresca e fiori di campo,  con un finale di datteri e fichi secchi, mediterraneo e solare come solo pochi vini sanno essere.

Infine, il Nerello Mascalese etneo. Protagonista di una masterclass che ha visto il tutto esaurito nei posti, ha fatto la sua bella figura anche al banco, soddisfacendo la curiosità (e il palato ) di quanti (e sono sempre tanti, soprattutto tra i winelover esteri) favoleggiano della Sicilia e della sua muntagna...

#DWCC15: i vini, le storie

Il conto alla rovescia è iniziato da un pezzo; ormai ci siamo quasi. Dal 23 al 25 ottobre si terrà l'ottava edizione della Digital Wine Communications Conference, già European Wine Blogger Conference, l'annuale appuntamento internazionale (unico nel suo genere e perciò imperdibile, come la stessa Jancis Robinson dichiarò lo scorso anno) che riunisce dai quattro angoli della Terra professionisti e appassionati di vino e della sua comunicazione attraverso le nuove tecnologie.

Una volta ci chiamavamo semplicemente wine blogger*, perchè il blog era la principale piattaforma che usavamo, ma si parla di qualche anno solare fa, che per il mondo del web equivale ad alcuni secoli; più appropriato oggi parlare di comunicatori digitali, perchè tali sono gli strumenti che tutti usiamo, mobili o fissi che siano. Social networks, nuove piattaforme di storytelling (io per esempio uso molto questa), nuovi modi di condividere esperienze e scambiare idee tramite app: la comunicazione è cambiata, non è più quel monolite verticale in mano a pochi professionisti che usava esprimersi attraverso i tre canonici canali a senso unico del secolo scorso come stampa, televisione, radio. 

Oggi è più orizzontale, aperta, democratica, fluida, informale, in costante evoluzione (e discussione). Chi comunica non usa più solo uno o due strumenti, ma cinque o sei, a seconda del momento, dell'oggetto, dell'occasione.

I nuovi comunicatori del vino amano i blend, degli strumenti e dei soggetti, proprio come il mondo del vino. E "Blend" sarà anche il tema conduttore del fitto programma di workshops e interventi previsto anche per quest'anno. Tutto come da programma dunque, come da 8 anni a questa parte? Non proprio. Forse, la cosa più inaspettata di quest'anno è proprio la location: dove si terrà il congresso? In un paese che difficilmente viene alla mente quando si parla di produzione di vino.

La Bulgaria.

La DWCC 2015 si terrà nell'antica Filippopoli, oggi Plovdiv. Passata la conference, sentiremo parlare ancora di questa antica città d'origine romana: nel 2016 infatti ospiterà il Concours Mondial de Bruxelles e nel 2019 sarà festeggiata come Capitale Europea della Cultura.

In attesa di quei momenti - più tradizionali e mainstream - i protagonisti della DWCC parleranno di alcuni grandi classici (wine communication, digital wine pr, wine tourism, open tech...) riveduti e aggiornati alle ultime tendenze del mercato, di nuovi approcci alla vendita diretta e di nuovi modi di realizzare le tradizionalissime (e spesso inutilissime) fiere del vino.

E ovviamente si parlerà (e si assaggerà) molto anche di vino. Vino bulgaro, greco, svizzero, siciliano. Nei due giorni e mezzo di conference sono previsti molti momenti di degustazione libera e guidata, con l'ausilio di alcuni Master of Wine e di massimi esperti internazionali di viticoltura: quest'anno, l'Italia sarà rappresentata dalla sottoscritta e dal socio Giampiero Nadali, con la collaborazione dell'amica Valeria Carastro, presidente della Strada del Vino dell'Etna e formatrice con l'Etna Wine Lab. 

Sarà nostro compito, in qualità di temporary brand ambassadors della Doc Etna, condurre una masterclass sul Nerello Mascalese, sulla sua versatile personalità e le sue affascinanti sfaccettature: un vino che parla siciliano nelle sue molte varianti locali, ma capace di farsi capire da tutti i curiosi e i veri appassionati.

Per chi fosse interessato a seguire la conference nei suoi diversi momenti, l'hashtag ufficiale è #DWCC15.

E sulla rete saremo ovunque.

*ormai sono rimasti quasi solo gli italiani ad autedefinirsi così. Forse perchè una certa parte del mondo del vino nostrano non ha ancora metabolizzato il concetto, e ci vuole pazienza. 

Giro della Svizzera in 4 vitigni e 12 vini

Svizzera: cioccolata (e formaggi) e orologi a cucù, stazioni sciistiche alla moda, benessere e pace. Un piccolo mondo che pare esser scivolato via tranquillo e intatto tra 2 guerre mondiali, parecchi sconquassi internazionali e un numero imprecisato di crisi economiche (compresa l'attuale). A Montreux, la cittadina sul lago di Ginevra che ha ospitato l'ultima edizione della Digital Wine Communications Conference*, l'atmosfera che si avverte in strada è di serafico benessere: del resto, basta guardare il lago respirare placido per avvertire un senso di relax. Questa è la Svizzera che un po' già conoscevamo (e invidiamo). Quella che invece non si conosce (abbastanza) è l'altra: la Svizzera dei vini, della quale abbiamo potuto fare alcuni interessanti e illuminanti assaggi, in particolare al Grand Tasting Swiss Wines condotto da Jancis Robison MW e José Vouillamoz.

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Giro di vini in 3 o 4 eventi

L'ultimo scorcio dell'anno riserva ai #winelovers come di consueto un ventaglio di opportunità di assaggi e incontri estremamente ricco; se ottobre era stato (per la cronaca e gli interessati) il mese delle guide del vino e del Salone del Gusto (ma, per la sottoscritta, il mese della Masterclass e della DWCC a Montreux, su cui torneremo a riflettere in momenti meno frenetici degli attuali), novembre è il mese dei Saloni.

Si comincia da quello tradizionale al Kurhaus, sede del Merano International Wine Festival; il cartellone degli eventi in programma è quanto mai ricco anche quest'anno.

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Amarone della Valpolicella e Superiore: ci vediamo a Montreux, il 30 ottobre

Negli anni scorsi, noi di Terroir Amarone siamo stati impegnati soprattutto su due fronti: quello, prettamente locale, delle degustazioni per vini di vallata, e quello, più generale, della consulenza sulla Valpolicella stessa.

Ora è tempo di fare un passo avanti, anzi oltre. Oltre confine, per la precisione.

Ed ecco allora che il 30 ottobre, a Montreux, in Svizzera, guideremo una degustazione di una ventina di vini della Valpolicella davanti ad pubblico internazionale composto da una sessantina di appassionati e di professionisti del settore : ristoratori, sommelier, enotecari, buyer, ecc. Nella foto, la sala dell'Hotel Majestic in cui si terrà l'evento (nel primo pomeriggio). Insieme a noi ci sarà anche una terza persona, un esperto internazionale: forse l'editor di una rivista del vino, forse un Master of Wine. Gli accordi sono ancora in corso, c'è tutta l'estate per decidere.

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Priorat e Montsant. Scatti di viaggio

 Come già annunciato, quest'anno la conferenza interanzionale dei comunicatori del vino sui mezzi digitali - già European Wine Blogger Conference, ora Digital Wine Communication Conference - si è tenuta in Spagna.

E come ormai da tradizione, è stata precdeuta e seguita da alcuni interessanti tour. C'è chi ha scelto la portoghese valle del Douro, e chi i tornanti montani di Priorat e Montsant.

In poco meno di tre giorni, il nostro gruppo ha toccato tutti i principali villaggi delle due denominazioni, visitato quasi tutte le aziende più importanti - e anche quelle meno importanti - fatto un numero impressionante di degustazioni (si cominciava alle 9 di mattina, e si proseguiva fino ad un'ora imprecisata della notte), percorso centinaia di tortuosissimi chilometri, camminato vigne, mangiato uva,  conosciuto persone...

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2012, il Vinitaly dei #success e dei #fail

In fondo basta poco per far felice un produttore che viene al Vinitaly.

Basta slittare (di poco) le date nella settimana, accorciare di un giorno la durata della manifestazione (mantenendo però inalterato il costo di partecipazione), fargli vedere padiglioni e corridoi sempre pieni di gente e far sì che possa incontrare i suoi clienti. Qualche faccia nuova tra i buyers come zuccherino supplementare, et voilà. Chi più contento di loro? Sul quotidiano locale di Verona, e non solo, è un coro unanime di approvazione: bellissimo Vinitaly, uno dei migliori degli ultimi anni. L'avevano detto anche l'anno scorso (per fortuna di Vinitaly, e di VeronaFiere), ma va bene così, è il virus questaèlavendemmiadelsecolo che si sta espandendo anche al di fuori dell'ambito strettamente viticolo.
Ciò premesso, dal mare magnum delle iniziative e del folklore di questa che rimane la manifestazione più popolare, frequentata e chiacchierata dell'enoico mondo italiano, ecco qualche schizzo...

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